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Commenti al testo di Salvatore Armando Santoro
Il suicidio

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 Salvatore Armando Santoro - 25/01/2018 09:50:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Armando Santoro » ]

Sento il dovere di ringraziarti per il tuo commento anche percjhé non è da tutti leggere un lungo racconto.
Quello che pochi sapranno è che l’Armando del racconto è autobiografico. Era un periodo nero quello in cui ho scritto il racconto e certe idee mi passavano davvero per la testa. Ma chi quelle idee me le aveva cagionate fa oggi finta che la colpa non sia sua. Dall’idea al racconto. Un modo anche per fuggire dalla morte e accettare la vita. Buona girnata!

 Arcangelo Galante - 24/01/2018 14:33:00 [ leggi altri commenti di Arcangelo Galante » ]

Emozionante racconto, nel quale, l’autore, ha egregiamente dipanato stati d’animo e relative riflessioni, sul tema trattato, a parere modesto, non troppo lontane dalla realtà e, persino, non assenti, in coloro che, altamente sconfortati dal non apprezzare, nell’immediato, il senso profondo del dono sulla vita, mostrano una spiccata incapacità nell’accorgersene solamente in estreme circostanze, ascoltando l’incoscienza, derivante, forse, pure da una “leggerezza” innata nel “saper vivere”.
Resta ovvio che, il tema, è delicato, perché da affrontare con estremo tatto, similmente all’atteggiamento saggio di chi lo ha saputo narrare.
Sinceramente, penso che il personaggio Armando, sia stato “coraggioso”, dopotutto, visto che si è avventurato nel tentativo di un potenziale suicidio, per motivi strettamente introspettivi.
E, in funzione di un gesto, da farsi con oculata premeditazione, da come viene descritto, potrebbe darsi che sia stato il suo inconscio a spingerlo verso siffatta scelta, quasi come se lui fosse un potenziale suicida, senza saperlo, e la ricerca della morte voluta, fosse un alibi della sua mente, per trascinarlo laggiù, in modo ammirevole, giammai da vigliacco.
Ma accade qualcosa di intensamente inaspettato, come l’incontro con il guidatore camionista, a fargli cambiare idea e rotta, spiegando il dipanarsi del cammino intrapreso sulla via di una nefasta causa, che, sopraggiunta sarebbe, per il protagonista principale, se avesse ceduto all’irreparabile azione suicida.
Sarebbe d’auspicio se quanti, in preda alla disperazione di annullarsi, in un qualche modo, cerchino di aiutarsi nel non perseguire pensieri pericolosi, esorcizzando tragedie terribili, sempre pronte a lasciare tangibili segni a chi dovesse accettare le inverosimili conseguenze degli altrui comportamenti lesivi.
Avere l’occasione di tornare indietro e salvare l’esistenza, a chiunque desiderasse incontrare la Nera Signora, purtroppo, non è possibile, se non in eccezionali e rarissimi casi, avvenuti nel mondo.
Nella vita reale potrebbe accadere così, con i sentimenti e le riflessioni che, senza prendere sembianze esterne, comunque si agitano nella mente di un suicida, fino a far realizzare il senso delle azioni che si intraprendono.
Il racconto mi è piaciuto, sia per lo svolgimento che per i personaggi, ai quali l’autore ha dato anche i giusti brividi, fino in fondo.
D’altro canto, il finale sintetizza una conclusione assai personalizzata che, probabilmente, è volutamente costruita, per far riflettere il lettore sullo sviluppo della vicenda, poiché, con la domanda sulla questione della durata temporale, per l’aiuto costantemente offerto, all’uomo danneggiato, sulla sedia a rotelle, non sappiamo cosa potrebbe accadere in futuro ad Armando animato dall’intenzione di volerla spingere, sino allo stremo delle proprie forze.
Tutto rimane un’incognita, pure se, chi ha cambiato strada e visione sul senso della vita, ha almeno compreso d’avere compiuto una scelta consapevole, la quale, terminerà sino ad un “quando”, per nulla programmabile.
Anche senza immaginarselo lontanamente, nella vita, potremmo tutti essere o venir legati, inesorabilmente, per ragioni anche sconosciute all’umana logica, l’uno ad un altro, navigando nella convinzione impensata che, uccidendosi, si scampino strascichi che non appartengono alle azioni commesse!